CASO 1





CASO 2






CASO 3







La sostituzione di denti naturali persi con denti artificiali altrettanto affidabili è oggi possibile con gli impianti dentali osseointegrati. Talvolta si presentano delle condizioni anatomiche in cui l'utilizzo di questa soluzione terapeutica è possibile solamente, a causa della scarsità di volume osseo esistente, previa ricostruzione delle creste ossee.

Queste situazioni possono essere raggruppate in tre categorie:

  • Creste alveolari che, dopo la perdita degli elementi dentari, si sono ritirate molto in senso orizzontale per cui presentano uno spessore non sufficiente per l'inserimento degli impianti.
  • Presenza di cavità anatomiche all'interno dell'osso che, sottraendo volume osseo, impediscono il posizionamento degli impianti; le suddette cavità possono essere fisiologiche, come nel caso dei seni mascellari e delle cavità nasali, oppure possono essere lacune residuate in seguito a processi patologici quali, cisti, ascessi o malformazioni anatomiche.

La suddetta classificazione è esemplificativa e in natura capita spesso che due o più di queste condizioni si sovrappongano, così come vi sono anche situazioni anatomiche in cui il volume osseo esistente sarebbe di per sé sufficiente per il posizionamento degli impianti, ma non ne permetterebbe il posizionamento nella posizione più corretta dal punto di vista della masticazione o dell'estetica.

Per poter applicare la soluzione Implantologica anche in questi casi, verso la fine degli anni ottanta furono messe a punto delle tecniche per rigenerare l'osso nelle zone dove era necessario; oggigiorno queste tecniche sono state molto affinate e permettono di risolvere con successo moltissime delle suddette situazioni.

La Rigenerazione Ossea Guidata può essere eseguita contemporaneamente all'inserimento degli impianti, quando la quantità di osso preesistente è sufficiente per dare agli impianti stessi una stabilità primaria ottimale; questi interventi vengono denominati in Fase Unica. Diversamente vengono denominati in Fase Doppia quegli interventi in cui la quantità di osso preesistente è talmente esigua da impedire il posizionamento degli impianti, per cui viene effettuato un primo intervento con lo scopo di rigenerare l'osso e dopo 6-8 mesi un secondo intervento in cui si posizionano gli impianti. 

Le Tecniche di Rigenerazione Ossea Guidata prevedono l'uso di membrane (riassorbibili o non riassorbibili) che posizionate sopra al sito da rigenerare lo isolano dai tessuti connettivali creando un effetto tenda che permette alle cellule dell'osso di colonizzare questo spazio.

Inoltre si è riscontrato un miglioramento dei risultati mettendo al di sotto delle suddette membrane degli innesti di vario tipo fra cui i più utilizzati sono:

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    Innesti di Osso Autologosi tratta di innesti di osso che vengono prelevati allo stesso paziente contemporaneamente all'intervento di rigenerazione


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    Innesti Eterologhi o Alloplastici:

     

    possono essere innesti ossei di specie diversa decalcificati e liofilizzati, oppure materiali riempitivi inerti, solitamente vengono utilizzati in associazione agli innesti di osso autologo per aumentare il volume 

Le più moderne tecniche rigenerative si basano sull'utilizzo combinato di innesti di osso autologo e ed eterologo. Questo materiale d'innesto costituito da una miscela di osso autologo ed eterologo presenta grandi vantaggi quali la riduzione del quantitativo di osso prelevato al Paziente stesso e una maggiore stabilità dell'innesto in termini di tempo.

La procedura presenta quindi minore invasività poichè il prelievo è sempre confinato alla zona intraorale e molto spesso la sede di prelievo è contigua a quella da rigenerare.

Il prelievo viene effettuato utilizzando delle apposite frese e può essere fatto in zone intraorali come il mento o la zona posteriore della mandibola, oppure in zone extraorali come la cresta iliaca o la parte anteriore della tibia. I prelievi intraorali possono essere eseguiti in anestesia locale (come per un'estrazione dentaria) ed hanno il vantaggio di trovarsi in stretta vicinanza al sito ricevente, i prelievi extraorali invece richiedono di coinvolgere zone distanti da quelle della rigenerazione, con interventi leggermente più complessi, permettendo però prelievi di una maggiore quantità di osso. Qualsiasi Tecnica di Rigenerazione Ossea Guidata comporta delle difficoltà maggiori rispetto all'inserimento di impianti in condizioni ossee ottimali. Questo determina interventi di una durata maggiore e la necessità di controlli più serrati nel periodo postoperatorio per ridurre il rischio di complicanze e mantenere elevate le percentuali di successo.

La percentuale di successo negli Interventi di Rigenerazione Ossea Guidata è del 95% nei soggetti non fumatori e scende al 75% nei soggetti fumatori. Per cercare di ridurre al minimo il rischio di complicanze il paziente dovrà seguire scrupolosamente le istruzioni pre e post-operatorie, dovrà recarsi sempre ai controlli previsti ed in caso di dubbi sulla corretta guarigione della zona operata dovrà sempre farsi controllare dal chirurgo che ha eseguito l'intervento.

Il rischio maggiore in questi interventi è l'infezione dell'innesto effettuato, ed il periodo in cui questa ha più probabilità di verificarsi è quello immediatamente successivo all'intervento (I mese). Questa evenienza che può verificarsi in un 5% dei casi trattati a volte può causare la perdita completa dell'innesto e la necessità di rieseguire l'intervento dopo la guarigione, in altri casi può determinare la perdita parziale dell'innesto con risultati più o meno validi.

Altre complicanze minori che possono verificarsi in seguito a questi interventi sono legate soprattutto alle zone di prelievo osseo, e sono rappresentate prevalentemente da gonfiore anche notevole nei giorni successivi all'intervento, possibile formazione di ematomi sulla cute delle zone corrispondenti all'intervento con completa guarigione nell'arco di una quindicina di giorni, in casi più rari vi può anche essere un'alterazione della sensibilità di queste zone, la cui permanenza può variare da pochi giorni a diversi mesi; queste complicanze si manifestano soprattutto nel caso di prelievo osseo dal mento.